Storia del Comune

Preistoria ed archeologia – Le prime notizie storiche – San Marzano come entità amministrativa e territoriale

Preistoria ed archeologia

I più antichi reperti attestanti la presenza di insediamenti romani nella valle del Sarno sono stati rinvenuti sinora a Nocera, Sarno ed Angri e risalgono al Neolitico Medio (IV millennio a. C.).

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7 November 2021

I rinvenimenti archeologici che, invece, caratterizzano il territorio di S. Marzano, come pure quelli di S. Valentino, Pagani, Poggiomarino e Striano, sono ascrivibili all’Età del Ferro, un periodo compreso tra il IX ed il VI secolo a. C., durante il quale la valle fu abitata dai Sarrasti, un popolo di stirpe pelasgica proveniente dal Peloponneso, che i colonizzatori greci chiamarono Opici, cioè “agricoltori”.

 

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7 November 2021

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7 November 2021

Questi, a testimonianza della loro presenza nell’area, hanno lasciato estese necropoli, caratterizzate da un particolare tipo di sepoltura, detta tomba a fossa, consistente in uno scavo poco profondo, rivestito internamente di ciottoli, in cui il defunto, recante addosso il corredo funerario personale, veniva deposto in posizione supina e con la testa rivolta ad est.
Tutt’intorno venivano poi sistemati dei vasi che, procedendo dal IX al VI secolo, diventarono via via più sofisticati, nella fattura e nelle decorazioni, a testimonianza dell’insorgere di rapporti tra la popolazione locale ed i colonizzatori greci di Pithecusa (Ischia) e, quindi, dell’influenza culturale esercitata da una civiltà più evoluta.
La nascita dei primi nuclei urbani dell’antica Nuceria, di Pompei e di Stabia, avvenuta nella seconda metà del VI secolo a. C., esercitò un’attrazione così forte sugli abitanti della valle che, per tutto il VI secolo, si verificò un vero e proprio processo di inurbazione, che portò allo spopolamento dei preesistenti villaggi, con la conseguenza che il territorio sarnese-nocerino, durante tutto il periodo sannitico e romano e fino al periodo medievale, fu caratterizzato da grandi appezzamenti di terreni coltivati e da poche ville rustiche, sparse qua e là.

La distruzione di Nocera (rimasta l’unica città dell’Agro dopo l’eruzione del 79 d. C.) da parte dei longobardi, nel 603 d. C., fu la causa di un processo inverso a quello che si era verificato 12 secoli prima e, cioè, la popolazione abandonò la città e si sparse nella valle, fondando una serie di villaggi, che, successivamente, rappresentarono il primo nucleo delle attuali cittadine, fra cui San Marzano.

 

Le prime notizie storiche

La notizia dell’invasione dell’agro nocerino da parte dei longobardi ci viene fornita da una lettera che Papa Gregorio Magno scrisse, nel 601, ad Agapito, con la quale il Pontefice affidava all’Abate del Monastero di S. Giorgio di Orvieto e di Sorrento, la cura dei resti del monastero benedettino di S. Marzano, distrutto appunto dai Longobardi.

Altri documenti scritti, che attestano l’esistenza di un villaggio chiamato San Marzano si trovano, a partire dall’anno 963, sia nell’archivio delle pergamene longobarde dell’Abazia della Trinità di Cava dei Tirreni sia in quello dell’Abazia di Montevergine.

San Marzano come entità amministrativa e territoriale

A partire dalla prima metà del 1500, pur essendo, secondo le leggi ed il costume dell’epoca, un feudo, concesso dai Re di Napoli a famiglie nobili della Corte (come i Filangieri, in epoca sveva, o gli Albertini, in epoca borbonica), il villaggio di San Marzano assunse la connotazione di comunità auto-amministrata o, come si diceva a quel tempo, di Università, retta da un Sindaco e da tre Eletti, che venivano nominati da un’assemblea popolare, detta Parlamento, che si riuniva, annualmente, alla fine di agosto, nel supportico della Chiesa di San Biagio.
Questo tipo di ordinamento politico-amministrativo durò circa tre secoli e, cioè, fino alla conquista del Regno di Napoli da parte dei francesi, quando furono aboliti i feudi e gli antichi regimenti municipali.
Fu così che, in analogia alla riforma dello Stato voluta in Francia da Napoleone, le antiche Università, in esecuzione della Legge 18 ottobre 1806 n.211 di Giuseppe Bonaparte, Re di Napoli, diventarono Comuni.

Nato il Comune di San Marzano, bisognò poi attendere 56 anni, prima che esso assumesse la denominazione attuale di San Marzano sul Sarno, cosa che avvenne con Regio Decreto 23 ottobre 1862 n.935 di Vittorio Emanuele II, Re d’Italia.

 

Profilo San Marzano sul Sarno

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7 November 2021

La popolazione che risiede nel Comune di San Marzano sul Sarno ammonta complessivamente a 10545 abitanti (Dati Istat – anno 2021).
La superficie comunale totale è di 5,150 kmq. Il Comune si trova in pianura, a 20 mt sul livello del mare. Il centro dell’Agro Nocerino Sarnese presenta un grado di sismicità medio. Situato in un territorio dalla morfologia mista, San Marzano sul Sarno è attraversata da due corsi d’acqua: il fiume Sarno e l’alveo comune nocerino.
Il C.A.P. di riferimento della cittadina è 84010, il Prefisso telefonico 081.
Ha una latitudine nord pari a 40° 47′ ed una longitudine est di 14° 36′. Confina a Nord con San Valentino Torio, a Nord Est con Scafati, a Sud Ovest con Pagani, a Sud Est con Sant’Egidio del Monte Albino.

Profilo Economico
L’economia del Comune di San Marzano sul Sarno si basa principalmente sulle attività inerenti la trasformazione di prodotti agricoli ed agro-alimentari, sull’agricoltura e sul commercio.
Rivestono un posto di primo piano le unità operanti nel settore della lavorazione a carattere stagionale (conserviero, tabacchicolo, frantoiano) e le altre industrie alimentari che utilizzano i prodotti diretti o indiretti del suolo.

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10 May 2022

La peculiarità del territorio è sicuramente il “Pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese – Nocerino“, che ha ottenuto anche la denominazione di Origine Protetta (DOP), rispondendo alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dalle norme di produzione e di trasformazione in merito.
La denominazione DOP “Pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese – Nocerino”, senza altra qualificazione, è riservata al pomodoro pelato ottenuto da piante dell’ecotipo S. Marzano, che deve essere prodotto da aziende agricole e trasformato da aziende industriali, entrambe ricadenti nell’area territoriale della valle del sarno e di altre località specifiche della Regione Campania.
Sono ammesse, oltre alle normali pratiche colturali, sia la spollonatura che la cimatura. E’ vietata ogni pratica di forzatura tendente ad alterare il ciclo biologico naturale del pomodoro, con particolare riguardo alla maturazione.
La raccolta dei frutti viene eseguita esclusivamente a mano, in maniera scalare, quando essi raggiungono la completa maturazione. Il numero annuo delle raccolte varia da 2 a 4. I frutti raccolti e destinati alla trasformazione industriale (pelati) sono sistemati e trasportati in contenitori di plastica la cui capienza e’ di circa kg 25. La resa massima e’ di circa 80 tonnellate per Ha e la resa in prodotto trasformato (pelato) può raggiungere valori normalmente superiori al 70%.

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7 November 2021

Particolare rilevanza hanno le industrie di conserve alimentari, che si occupano del condizionamento e confezionamento dei prodotti ortofrutticoli e dei prodotti a qualità controllata, che vengono sempre più spesso collocati sui mercati generali italiani.

Inoltre, sono presenti industrie che lavorano e commercializzano prodotti ortofrutticoli, esportandoli sul mercato estero (Europa, Stati Uniti, Giappone, Sud Africa, Arabia Saudita, Australia).

Molto diffusa è anche la realizzazione di infrastrutture: la progettazione e costruzione di serre e stalle, impianti di climatizzazione e computerizzazione per l’agricoltura, edifici civili e industriali in acciaio zincato, opere idrauliche e navali, zincatura acciai e loro pitturazione.

 

 

 

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